Fa' tacere la tua lingua perché il tuo cuore si calmi, e fa' tacere il tuo cuore affinché lo Spirito parli il Vangelo in te. (Giovanni Dahyatha)
Dal Vangelo secondo Luca (6,6-11)
Osservavano per vedere se guariva in giorno di sabato.
Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.
Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
Santificare le feste
A una lettura superficiale di questo episodio, verrebbe da dire: Certo che, Gesù mio, te le vai proprio a cercare! Lo sai che hai dei nemici, che ti osservano attentamente e aspettano solo delle prove per poterti accusare e annientare.
Che cosa ti viene in mente di guarire quest’uomo proprio in giorno di sabato, proprio nella sinagoga, di fronte a tutti!? Non potevi aspettare il giorno dopo? Non potevi guarirlo in un altro luogo, magari di nascosto, oppure di notte, quando nessuno vedeva e nessuno giudicava!? No, non poteva! Gesù è venuto sulla terra per questo: per insegnare agli uomini la sua nuova Legge, la Legge dell’Amore, che annulla i vecchi precetti istituiti dagli uomini e fa risorgere, purificata e rafforzata dall’amore, la Legge di Mosè, così com’era stata a lui donata da Dio stesso.
Il Comandamento dice: “Ricordati di santificare le feste”, dove “santificare” non significa adorare Dio e ignorare i bisogni dei fratelli, amare Dio e odiare il prossimo. Anzi, Gesù ci dice che è proprio il contrario: “santificare le feste” significa, sì, adorare Dio, dedicare a Lui il giorno a Lui consacrato, ma significa anche fare del bene al prossimo, e con questa guarigione in giorno di sabato nella sinagoga, di fronte a tutti, ce lo insegna concretamente. Ridona all’uomo con la mano inaridita la possibilità di ritrovare dignità e indipendenza procurandosi con le proprie mani il necessario per vivere e, forse, anche per sostentare la propria famiglia. È un’opera di bene e di misericordia quella che Gesù compie, ben consapevole che questa azione Gli mette contro i farisei, arroccati sulle loro convinzioni e abbrutiti dall’odio verso Chi, secondo la loro mente contorta, tenta di usurparli del potere con cui controllavano e soggiogavano il popolo. Ma qual è l’insegnamento che noi, oggi, possiamo (o dobbiamo!?) trarre da questo episodio? Al di là della legge del sabato, di cui tutti ormai abbiamo compreso il significato vero e profondo, Gesù ci insegna a saper “tendere la mano” per accogliere con grande umiltà e gratitudine il dono della sua Grazia, che ci fa uomini nuovi, capaci di camminare e di provvedere alla propria realizzazione di figli di Dio. Ma ci insegna anche ad essere attenti ai bisogni dei fratelli, a donare loro, prima ancor che lo chiedano, ciò di cui noi siamo ricchi grazie alla sua provvidente bontà.
Preghiera
Dacci il coraggio, Signore Gesù, di compiere opere d’amore in mezzo agli uomini, senza timore di essere derisi e disprezzati, senza attenderci gratitudine e ricompensa, ma unicamente per amore, consapevoli che nell’altro che ci sta di fronte ci sei Tu, che attendi di essere amato. Grazie per averci dato l’esempio di come santificare non solo il sabato, ma tutta la nostra vita, giorno dopo giorno, ora dopo ora!