Abbiamo a disposizione un tesoro di vita e di amore che non può ingannare, il messaggio che non può manipolare né illudere. È una risposta che scende nel più profondo dell'essere umano e che può sostenerlo ed elevarlo. È la verità che non passa di moda perché è in grado di penetrare là dove nient'altro può arrivare. La nostra tristezza infinita si cura soltanto con un infinito amore. Evangelii Gaudium 266
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,21-28)
Gesù insegnava come uno che ha autorità
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
La Parola di Gesù
Tutti noi, dall’istante in cui cominciamo a credere in lui, dall’istante in cui prendiamo l’abitudine di vivere nella gioia che ci dà la fede, nella certezza di non essere mai soli, di essere sulla strada che porta alla soddisfazione di ciò di cui abbiamo fame, tutti noi dobbiamo essere “parole”. Le parole di Gesù erano confermate dai miracoli e, nella storia, rare sono le persone che abbiano avuto questo dono. Ma, quando noi portiamo la parola di Gesù fra i nostri fratelli, noi tutti dobbiamo apparire pur sempre credenti, dei credenti “credibili”; per essere credibili, occorre che appaia con evidenza che la nostra fede non pretende di dare una risposta a tutto. Questo non è vero. Anche noi abbiamo momenti di: “Padre, Padre, perché mi hai abbandonato?”, dei momenti in cui, come sulle labbra di Giobbe, ci si pongono delle domande, dei problemi, qualche volta la tentazione di imprecare perché la sofferenza e il male sono troppo duri... Ma dobbiamo essere fra quelli che testimoniano che, di tutti i mali di cui l’umanità soffre, il credente soffre altrettanto e forse anche di più di un altro uomo qualsiasi. È con gli occhi e il cuore spalancati e feriti da questo male misterioso che dobbiamo mostrare di essere pur sempre credenti! Ugualmente credenti, nonostante tutto ciò che sembra negare che l’Eterno è amore. Per essere credente, c’è bisogno, più che di parole, del nostro modo di vivere, delle nostre azioni, della nostra maniera di reagire di fronte alla sofferenza che ci circonda. Soltanto la parola di chi è capace di assumersi ogni rischio per soccorrere il suo prossimo che soffre, soltanto la parola di costui sarà credibile.
O Gesù mostrati anche a noi come maestro e salvatore, apri il nostro cuore alle Scritture e liberaci dai semini che intralciano la nostra vita.