18 settembre - San Giuseppe da Copertino

Grado della Celebrazione: FESTA - Colore liturgico: BIANCO
I Santi non si fanno in Paradiso, si fanno in terra, e poi vanno in Paradiso. (San Giuseppe da Copertino)
 
Breve biografia
Fu ricevuto nell’Ordine dei Minori Conventuali. Ordinato sacerdote nel 1628, si diede con fervido zelo alle opere dei sacro ministero per la salvezza delle anime.
Si distinse per una grave austerità di vita e intenso spirito di orazione. La sua vita è contrassegnata da straordinarie estasi e frequenti miracoli, che lo resero una delle figure più interessanti della mistica cristiana. Per l’esuberanza dei celesti carismi, dovette spesso cambiare convento, onde evitare fanatismi popolari, ma rifulsero sempre in lui l’umiltà e l’incondizionata obbedienza. Grandissima fu la sua devozione alla SS.ma Vergine. Morì in Osimo, nelle Marche, il 18 settembre 1663. Fu canonizzato da Clemente XIII.

Dal vangelo secondo Matteo (11, 25-30)
Hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli.

In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».


L’amore di Dio è tutto
Dalle «Massime» di san Giuseppe da Copertino.

    Tre sono le cose proprie di un religioso: amare Dio con tutto il cuore, lodarlo con la bocca, e dare sempre buono esempio con le opere.
    Nessuna persona spirituale o religiosa può essere perfetta senza l’amore di Dio.
    Chi ha la carità, è ricco e non lo sa; chi non ha la carità, ha una grande infelicità.
    La grazia di Dio è come il sole, che splendendo su gli alberi e le loro foglie, li adorna ma non li contamina, li lascia nel loro essere, senza minimamente alterarli. Così la grazia di Dio, illuminando l’uomo, lo adorna di virtù, lo fa splendente di carità, lo rende bello e vago agli occhi di Dio; non altera la sua natura, ma la perfeziona.
    Dio vuole, dell’uomo, la volontà, poiché questi non possiede altro di proprio, pur avendola ricevuta quale prezioso dono dal suo Creatore. Difatti quando si esercita in opere di virtù, la grazia di operare e tutti gli altri: doni ch’egli possiede, vengono da Dio: l’uomo, di suo, non ha che la volontà; perciò Dio si compiace sommamente, quando egli, rinunciando alla propria volontà, si mette completamente nelle sue mani divine.
    Come un albero, dopo essere stato oggetto delle cure più assidue, in fine, carico di frutti, ne dà a chi ne vuole, così l’uomo che comincia a camminare nella via di Dio, deve sforzarsi con ogni diligenza di crescere e progredire nel servizio del Signore, spandendo rami di virtù e producendo fiori profumati di santità e frutti di opere sante, per modo che tutti gli uomini, dietro il suo esempio, apprendano anch’essi a camminare nella via di Dio.
    Il patire per amore di Dio è un favore singolarissino, che il Signore concede a coloro che ama.
    E’ maggior grazia il patire in questa vita che non il godere, poiché il Signore vuole essere ripagato con la stessa moneta che egli ha sborsato per noi: Gesù ha tanto sofferto per noi, e vuole che anche noi soffriamo con lui.
    O sei oro, o sei ferro: se sei oro, la sofferenza ti purifica se sei ferro la sofferenza ti toglie la ruggine.
    I servi di Dio devono fare come gli uccelli, i quali scendono a terra per prendere un pò di cibo e poi subito si risollevano in aria. Similmente i servi di Dio possono fermarsi sulla terra quanto comporta la necessità del vivere umano, ma poi subito, con la mente, devono sollevarsi al cielo per lodare e benedire il Signore. Gli uccelli, se scorgono del fango sul terreno, non si calano sopra, oppure lo fanno con molta cautela per non imbrattarsi. Così dobbiamo fare noi: mai abbassarci alle cose che macchiano l’anima, ma sollevarci in alto e con le nostre opere lodare il Signore, sommo Bene.
      Preghiera
      O Dio, che con mirabile sapienza hai voluto attrarre ogni cosa all’unigenito tuo Figlio,  fa’ che, elevandoci dalle terrene cupidigie,  per i meriti e l’esempio di san Giuseppe da Copertino,  possiamo conformarci pienamente allo stesso tuo Figlio: che è Dio, e vive e regna con te,  nell’unità dello Spirito Santo,  per tutti i secoli dei secoli. Amen.