Mercoledì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Grado della Celebrazione: FERIA - Colore liturgico: VERDE
Su questa pietra subito deporrò il mantello dell'egoismo che mi dava calore; ma così cammino più agile, accanto al mio prossimo accorgendomi dei suoi brividi di freddo. (Catherine De Hueck Dohert)

Dal vangelo secondo Luca (7, 31-35)
Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.

In quel tempo, il Signore disse: «A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.
È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”.
Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli». 


A chi posso paragonare la gente di questa generazione?
Gesù è la Sapienza in persona. Per questo la similitudini dei bambini a proposito della generazione dei suoi tempi è azzeccatissima!
E bisogna subito dire che non si tratta solo della generazione contemporanea alla sua vita quaggiù.
Ci sono, infatti, individui non cresciuti nonostante siano adulti per età. Il primo segno della loro immaturità è proprio il perenne scontento. È gente che ha sempre di che lamentarsi. Si direbbe che hanno il "magugno" in tasca! Si lamentano della moglie o del marito o dei figli. Si lamentano della superiora o della consorella o degli allievi. È gente che non sa vivere. Non ha imparato a gioire né per il sole che apre il cuore a speranza né per la pioggia che è tanto benefica alla vegetazione.
Hai un bel "suonare il flauto" di espressioni cordiali intrise di ottimismo. Il loro cuore rimane immobile: non danza con te il ballo della vita vissuta con Gesù sotto lo sguardo del Padre di ogni bontà e misericordia.
Se poi comunichi loro notizie circa chi sta soffrendo, a mala pena nascondono la loro indifferenza.
Altro che "piangere con chi piange" come esorta S. Paolo! È l'egoismo a chiudere mente e cuore.
Questo ritratto riguarda solo altri? A volte anch'io forse sono una casa interiormente chiusa alla gioia e al dolore di fratelli e sorelle. È bene interrogarsi seriamente in proposito.

Preghiera
Dammi, Signore, un cuore nuovo, continuamente rifatto nuovo da Te.
Fammi gioire; fammi danzare la gioia mia e degli altri: quella gioia che è annuncio di cristianesimo autentico a questo nostro mondo annoiato stanco.
E fammi capace di sentire in qualche misura la pena di chi è nel dolore. Che io mi sappia chinare su chi soffre con cuore amico in ascolto.
Signore, fammi capire bene che partecipare alle pene altrui non è snocciolare parole ma chiedere a Te la capacità di comprendere e porgere aiuto con tatto misura e sintonia d'animo.