Grado della Celebrazione: MEMORIA - Colore liturgico: BIANCO
Chi vuole altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che si voglia. Chi dimanda altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che dimanda. Chi opera e non per Cristo, non sa quello che si faccia.
Breve biografia
Fiorentino di nascita, romano di adozione, «Pippo buono», come lo chiamarono presto per il suo carattere ottimista e allegro, seppur vivace, si impegnò presto nella via della santità. Maturò la sua vocazione al sacerdozio in associazioni che si dedicavano alla preghiera e all’assistenza dei pellegrini, e degli ammalati poveri. Riunì attorno a sé, in un’atmosfera molto serena, un gruppo di giovani che aspiravano a una vita religiosa più intensa. Questi giovani formarono l’Oratorio, modellato sulle regole delle congregazioni di chierici regolari. Ascolto della Parola di Dio, canto (da qui prende il nome il genere musicale «Oratorio»), impegno concreto in opere di carità, crearono presto un ambiente che riuscì simpatico a numerosi giovani. Tra gli amici di san Filippo figurano i grandi «nomi » religiosi dell’epoca: Ignazio, Carlo, Camillo, Francesco di Sales, e tutti i papi contemporanei.
Dal vangelo secondo Giovanni (15,1-8)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto.
Dalla predica di Padre Robert dall’Oratorio di Oxford
Queste parole di san Giovanni ci parlano della vita di san Filippo, perché per tutta la sua vita fu vicino al Signore, strettamente unito a Lui.
Infatti oggi celebriamo la usa festa, uno dei più grandi santi della Riforma cattolica.
Chi vuole altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che si voglia. Chi dimanda altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che dimanda. Chi opera e non per Cristo, non sa quello che si faccia.
Fiorentino di nascita, romano di adozione, «Pippo buono», come lo chiamarono presto per il suo carattere ottimista e allegro, seppur vivace, si impegnò presto nella via della santità. Maturò la sua vocazione al sacerdozio in associazioni che si dedicavano alla preghiera e all’assistenza dei pellegrini, e degli ammalati poveri. Riunì attorno a sé, in un’atmosfera molto serena, un gruppo di giovani che aspiravano a una vita religiosa più intensa. Questi giovani formarono l’Oratorio, modellato sulle regole delle congregazioni di chierici regolari. Ascolto della Parola di Dio, canto (da qui prende il nome il genere musicale «Oratorio»), impegno concreto in opere di carità, crearono presto un ambiente che riuscì simpatico a numerosi giovani. Tra gli amici di san Filippo figurano i grandi «nomi » religiosi dell’epoca: Ignazio, Carlo, Camillo, Francesco di Sales, e tutti i papi contemporanei.
Dal vangelo secondo Giovanni (15,1-8)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto.
Dalla predica di Padre Robert dall’Oratorio di Oxford
Queste parole di san Giovanni ci parlano della vita di san Filippo, perché per tutta la sua vita fu vicino al Signore, strettamente unito a Lui.
Infatti oggi celebriamo la usa festa, uno dei più grandi santi della Riforma cattolica.
Filippo Neri nato a Firenze il 21 luglio 1515 non
doveva diventare un grande santo fiorentino, ma un santo della città di
Roma, caput mundi.
Roma doveva diventare la sua terra di missione.
Dall’età di vent’anni, quando arrivò a Roma, vi rimase fino alla morte, avvenuta quando aveva ottanta anni, diventandone l'Apostolo e il testimone della gioia cristiana.
Filippo aveva in cuore la fiamma dell’amore di Dio. Egli conquistò le persone al Signore attraverso la sua naturale affabilità e capacità di amicizia: il suo metodo pastorale non fu “scientifico”, ma semplice e aperto. Egli passeggiava per le vie di Roma e incoraggiava chi incontrava dicendo: “Quando incominciamo a fare del bene?”
Li invitava a pregare con lui, ad ascoltare la parola di Dio o semplicemente giocava con loro.
“Sarei disposto a prendere bastonate sulla schiena” disse una volta “purché non facessero più peccati!”
In questo modo fu capace di attirare le persone a Cristo come una calamita e portare molti alla santità, attraverso la confessione e la comunione frequente.
Preghiera
O Dio, che glorifichi i tuoi santi e li doni alla Chiesa come modelli di vita evangelica, infondi in noi il tuo Spirito, che infiammò mirabilmente il cuore di san Filippo Neri. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Roma doveva diventare la sua terra di missione.
Dall’età di vent’anni, quando arrivò a Roma, vi rimase fino alla morte, avvenuta quando aveva ottanta anni, diventandone l'Apostolo e il testimone della gioia cristiana.
Filippo aveva in cuore la fiamma dell’amore di Dio. Egli conquistò le persone al Signore attraverso la sua naturale affabilità e capacità di amicizia: il suo metodo pastorale non fu “scientifico”, ma semplice e aperto. Egli passeggiava per le vie di Roma e incoraggiava chi incontrava dicendo: “Quando incominciamo a fare del bene?”
Li invitava a pregare con lui, ad ascoltare la parola di Dio o semplicemente giocava con loro.
“Sarei disposto a prendere bastonate sulla schiena” disse una volta “purché non facessero più peccati!”
In questo modo fu capace di attirare le persone a Cristo come una calamita e portare molti alla santità, attraverso la confessione e la comunione frequente.
Preghiera
O Dio, che glorifichi i tuoi santi e li doni alla Chiesa come modelli di vita evangelica, infondi in noi il tuo Spirito, che infiammò mirabilmente il cuore di san Filippo Neri. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.