Sacratissimo Cuore di Gesù (ANNO C)

Grado della Celebrazione: SOLENNITA' - Colore liturgico: BIANCO
Come anche il pastore può curare la pecora ammalata di scabbia e proteggerla dai lupi, allo stesso modo Cristo, il vero pastore, con la sua venuta poté guarire e convertire la pecorella smarrita e ammalata, cioè l'uomo, risanandola dalla lebbra del peccato. (Pseudo-Macario)

Celebrazione mobile
Il Buon Pastore
L’arte paleocristiana rappresenta Gesù come un giovane pastore che porta dolcemente sulle spalle una pecorella. Tale iconografia si ispira alla parabola della misericordia che abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi. La preoccupazione del Signore per la pecorella smarrita è ricordata nella liturgia del Sacro Cuore di Gesù. Il buon pastore ha tutto il cuore rivolto alle sue pecore, non a se stesso. Provvede ai loro bisogni, guarisce le loro ferite, le protegge dagli animali selvaggi. Conosce ogni pecora per nome e, quando le porta al pascolo, le chiama una per una. Si preoccupa in modo particolare della pecora che si è smarrita, non risparmiandosi pena alcuna pur di avere la gioia di ritrovarla. Una pecorella smarrita è assolutamente indifesa, può cadere in un fossato o rimanere prigioniera fra i rovi. Proprio allora, però, nel pericolo, essa scopre quanto sia prezioso il suo pastore: dopo il ritrovamento, egli la riporta all’ovile sulle sue spalle con gioia. Se un lupo si avvicina, il buon pastore non fugge, ma, per la sua pecorella, rischierà anche la vita. In questi frangenti si rivela il cuore del buon pastore.

Dal vangelo secondo Luca (15, 3-7)
“Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi” (Gv 3,16).
In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola:
«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.
Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».

Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta.
Queste parole ci riempiono di gioia, perché ci fanno comprendere quanto è grande il Cuore di Gesù, il Buon Pastore che va in cerca della pecora che si era perduta.
Ma, se leggiamo bene e comprendiamo parola per parola questa bella parabola, ci rendiamo conto che Gesù non parla tanto di sé, quanto piuttosto di noi…  “Chi di voi…”  Gesù vuole dirci che, se noi, piccoli uomini egoisti e spesso refrattari all’amore, ci diamo tanto da fare per conservare i nostri beni e ci rallegriamo quando, perdutili, li ritroviamo… tanto più lo farà Lui, il Buon Pastore, nei confronti delle sue pecorelle perdute, che siamo noi…

Preghiera
Quanta gioia, Gesù, nel nostro cuore! Ora sappiamo che Tu ci ami a dismisura, e ci guardi con occhi di misericordia. Quanta fiducia poni in noi, nonostante le nostre miserie, tanto da paragonarci a Te e immaginarci capaci di gesti di misericordia come quelli che fai Tu nei nostri confronti…
E questa tua fiducia ci sprona ad essere anche noi dei “buoni pastori” che amano a dismisura le pecorelle che sono state loro affidate…
Ma dove possiamo trovare, o Signore, la forza e il coraggio di amare così, se non nel tuo Cuore, squarciato dalla lancia sulla croce, dal quale è uscito un fiume di Grazia che è andato ad inondare il mondo intero?
Ecco che allora, da oggi e per sempre, veniamo a Te, Gesù dal Cuore trafitto, che mai smetti di chiamarci, di amarci e di insegnarci ad amare.
Fa’ che sappiamo lasciarci amare da Te, che sei l’Amore assoluto.
E con gli Angeli e i Santi del Paradiso con gioia grande esultiamo e cantiamo a Te, Trinità Santissima, il nostro inno di lode e di gloria.