Grado della Celebrazione: Feria - Colore liturgico: Verde
Non è davvero una nobile impresa reclamare la pace a parole e distruggerla a fatti. Si dice di tendere a una cosa e se ne ottiene l'effetto contrario! A parole si dice: andiamo d'accordo! E di fatto, poi, si esige la sottomissione dell'altro. La pace la voglio anch'io; e non solo la desidero, ma la imploro! Ma intendo la pace di Cristo, la pace autentica, una pace senza residui di ostilità, una pace che non covi in sé la guerra; non la pace che soggioga gli avversari, ma quella che ci unisce in amicizia! (S. Girolamo)
Dal vangelo secondo Matteo (10, 34 -11, 1)
Sono venuto a portare non pace, ma spada.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.
Non la pace, ma la spada
Ecco una di quelle frasi capaci di spiazzarci completamente. Gesù, il mitissimo Gesù, colui che nella notte del tradimento riprenderà gli apostoli che nel tentativo di difenderlo mettono mano alla spada, lui, proprio lui dice esplicitamente di non essere venuto a portare la pace ma la spada. In fondo qualcosa di analogo era già avvenuto alla sua nascita: gli angeli avevano annunciato la pace agli uomini oggetto dell'amore di Dio e il vecchio Simeone aveva indicato in quel Bambino un segno di contraddizione che avrebbe messo a nudo i pensieri di molti cuori.
E forse proprio qui è la chiave di lettura della frase provocatoria del Maestro. La pace che egli è venuto a portare non è un vellutato passar sopra a tutto, chiudendo gli occhi su quanto in noi e attorno a noi non va bene. È necessario che la spada della Parola penetri spietatamente nelle pieghe più recondite del nostro cuore, mettendone a nudo l'intima malizia. È nel cuore infatti che si concepisce sia il bene che il male.
La pace deve partire di qui, da questa sorgente segreta.Ma il riconoscere e l'eliminare il male dentro di noi non è facile. Richiede il coraggio della lotta prima di approdare alla pace: quella pace vera che non si identifica con la tranquillità. La pace che germoglia perfino nell'agonia del Getzemani, fiorisce nell'abbandono incondizionato al Padre per portare frutti di gioia per noi e per gli altri nella luce della risurrezione. Un cammino obbligato che Gesù ha percorso per primo, ma da cui nessuno si può esimere, se vuole veramente essere operatore di pace.
Preghiera
Spirito Santo, Spirito di verità, irradia su di me la tua luce perché in me siano fugate le tenebre della malizia ed io divenga un figlio della Luce, un operatore di pace.
Non è davvero una nobile impresa reclamare la pace a parole e distruggerla a fatti. Si dice di tendere a una cosa e se ne ottiene l'effetto contrario! A parole si dice: andiamo d'accordo! E di fatto, poi, si esige la sottomissione dell'altro. La pace la voglio anch'io; e non solo la desidero, ma la imploro! Ma intendo la pace di Cristo, la pace autentica, una pace senza residui di ostilità, una pace che non covi in sé la guerra; non la pace che soggioga gli avversari, ma quella che ci unisce in amicizia! (S. Girolamo)
Sono venuto a portare non pace, ma spada.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.
Non la pace, ma la spada
Ecco una di quelle frasi capaci di spiazzarci completamente. Gesù, il mitissimo Gesù, colui che nella notte del tradimento riprenderà gli apostoli che nel tentativo di difenderlo mettono mano alla spada, lui, proprio lui dice esplicitamente di non essere venuto a portare la pace ma la spada. In fondo qualcosa di analogo era già avvenuto alla sua nascita: gli angeli avevano annunciato la pace agli uomini oggetto dell'amore di Dio e il vecchio Simeone aveva indicato in quel Bambino un segno di contraddizione che avrebbe messo a nudo i pensieri di molti cuori.
E forse proprio qui è la chiave di lettura della frase provocatoria del Maestro. La pace che egli è venuto a portare non è un vellutato passar sopra a tutto, chiudendo gli occhi su quanto in noi e attorno a noi non va bene. È necessario che la spada della Parola penetri spietatamente nelle pieghe più recondite del nostro cuore, mettendone a nudo l'intima malizia. È nel cuore infatti che si concepisce sia il bene che il male.
La pace deve partire di qui, da questa sorgente segreta.Ma il riconoscere e l'eliminare il male dentro di noi non è facile. Richiede il coraggio della lotta prima di approdare alla pace: quella pace vera che non si identifica con la tranquillità. La pace che germoglia perfino nell'agonia del Getzemani, fiorisce nell'abbandono incondizionato al Padre per portare frutti di gioia per noi e per gli altri nella luce della risurrezione. Un cammino obbligato che Gesù ha percorso per primo, ma da cui nessuno si può esimere, se vuole veramente essere operatore di pace.
Preghiera
Spirito Santo, Spirito di verità, irradia su di me la tua luce perché in me siano fugate le tenebre della malizia ed io divenga un figlio della Luce, un operatore di pace.